lunedì 8 febbraio 2010
Mensaje de Babaji
Ayuda a cada uno.
Vive en la alegría.
Sé amable.
Sé un motor de felicidad imparable.
Ve a Dios y al bien en cada rostro.
No hay ningún santo sin pasado.
No hay ningún pecador sin futuro.
Reza por cada alma.
Si no puedes rezar por alguna, déjala que siga su camino.
Sé original.
Sé creativo.
Atrévete, atrévete y atrévete más todavía.
No imites.
Quédate en la tierra que te es propia.
No te apoyes sobre las huellas de los demás.
Piensa por ti mismo.
Toda la perfección y todas las virtudes de la Deidad están escondidas dentro de ti. Revélalas.
El salvador está en tu interior. Revélalo.
Deja que su gracia te emancipe.
Deja que tu vida sea la de una rosa que, en el silencio, habla el lenguaje del perfume..."
mercoledì 16 dicembre 2009
Posible y Imposible
1. Empezáis con el hacer lo que es necesario , luego lo que es posible. Y de repente os sorprenderéis a hacer el imposible (San Francesco d’Assisi).
El segundo pensamiento nos conseja de empezar desde los sueños, de mirar siempre a objetivos difíciles, imposibles, para realizarlos.
A cada uno lo suyo...pero leyéndolos en momentos distintos nos parece cada uno tiene su sentido. Cuál eligir? Yo pienso que cada persona hace una mezcla de los dos pensamientos: Piensa un sueño y lo realiza empezando desde la cosas más sencilla. Bakunin nos ayuda a pensar y San Francesco a realizar.
martedì 15 dicembre 2009
In sintonia con la vita
sabato 21 novembre 2009
Poesia di Sivananda
muta il destino.
L'uomo semina un pensiero
e raccoglie un'azione;
semina un'azione
e raccoglie un'abitudine;
semina un'abitudine
e raccoglie un carattere;
semina un carattere
e raccoglie un destino.
L'uomo costruisce il suo avvenire
con il proprio pensare ed agire.
Egli può cambiarlo
perché ne è il vero padrone"
Osservare la strada per essere liberi
Osservare la mente
Si tramanda una storia bellissima, che amo molto...
Un giorno il Buddha stava attraversando una foresta. Era un afoso giorno d'estate e aveva molta sete; disse ad Ananda, il suo discepolo più vicino: «Ananda, torna indietro. Cinque o sei chilometri fa, abbiamo attraversato un ruscello. Porta un po' d'acqua, prendi la mia ciotola. Sono molto stanco e assetato». Era invecchiato...
Ananda tornò indietro, ma quando raggiunse il ruscello erano passati alcuni carri che avevano reso fangosa l'acqua. Le foglie morte che giacevano sul fondo erano sulla su.perficie; non era più possibile berla, perché si era intorbidita. Egli tornò a mani vuote e disse: «Dovrai aspettare un po'; andrò più avanti. Ho sentito dire che due, tre chilometri più avanti c'è un grande fiume. Porterò l'acqua da là».
Ma il Buddha insisté: «Torna indietro e prendi l'acqua da quel ruscello».
Ananda non riusciva a capire la sua insistenza, ma se il Maestro diceva così, il discepolo doveva eseguire l'ordine. Sebbene vedesse l'assurdità della cosa - camminare ancora per cinque chilometri, nonostante l'acqua non si potesse bere - si mise in cammino. Mentre partiva, il Buddha gli disse: «Non tornare se l'acqua è ancora torbida. In quel caso, siediti sulla riva in silenzio. Non fare nulla, non entrare nel fiume. Siediti sulla riva in silenzio e osserva. Prima o poi l'acqua tornerà limpida, riempirai la ciotola e tornerai indietro».
Ananda andò e il Buddha aveva ragione: l'acqua era quasi pulita, le foglie se n'erano andate, il fango si era depositato; ma poiché non era ancora totalmente limpida, egli si sedette sulla riva a guardare il fiume scorrere. A poco a poco divenne chiaro come un cristallo. Allora tornò indietro danzando: aveva capito l'insistenza del Buddha. In ciò che era successo c'era un messaggio per lui, e l'aveva compreso. Diede l'acqua al Buddha e, ringraziandolo, gli toccò i piedi.
Il Buddha disse: «Che cosa stai facendo? Sono io che dovrei ringraziarti, poiché mi hai portato l'acqua».
Ananda rispose: «Adesso posso capire. Prima ero arrabbiato; non l'ho fatto vedere, ma lo ero perché pensavo fosse assurdo tornare indietro. Tuttavia, ora comprendo il messaggio: era davvero ciò di cui avevo bisogno in questo momento. Seduto sulla riva del fiume, ho capito che la stessa cosa accade con la mente. Se salto nel ruscello, lo sporcherò di nuovo. Se salto nella mente, si crea più rumore, cominciano a sorgere nuovi problemi. Seduto in disparte, ho imparato la tecnica.
«Adesso anche con la mente mi siederò in disparte, osservandola in tutti i suoi problemi, la sporcizia, le foglie morte, le ferite, i traumi, i ricordi, i desideri. Imperturbato, starò seduto sulla riva, aspettando il momento in cui tutto sarà limpido.»
Accade da sé, perché quando siedi sulla riva della mente, non le dai più energia. Questa è la meditazione autentica. La meditazione è l'arte della trascendenza.
Tratto da: The Dhammapada: The Way of the Buddha, vol. 10, cap. 4.